Le indemoniate
Su drammaturgia di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi, in scena compare un cast leggermente rinnovato rispetto alla prima edizione, con ben sette attori: Sandra Cosatto, Marta Cuscunà, Fabiano Fantini, Michele Polo, Marco Rogante, Federico Scridel e Massimo Somaglino, quest’ultimo anche responsabile della regia.
Al centro restano comunque sempre loro, le donne emarginate del paesino di Verzegnis, protagoniste dello strano caso di invasamento collettivo al femminile che tra il 1878 e il 1879 perturbò la piccola comunità carnica e le attirò addosso curiosità, interessi medici e religiosi, preoccupazioni pubbliche, che arrivarono fino al Parlamento del neonato Regno d’Italia. Dopo un primo episodio isolato, furono ben quaranta le donne che si abbandonarono per un anno a forme ricorrenti di scandalosa “protesta” fisica, con deliquio, contorsioni, urla, emissioni di suoni animali. Quella nevrosi diffusa, che metteva in crisi scienza, religione e istituzioni, fu oggetto delle più controverse interpretazioni: era stregoneria per la comunità; possessione diabolica per il clero, incline anche agli esorcismi; malattia isterica per la medicina positivista e per lo Stato.
Su nessuna di queste letture lo spettacolo prende posizione, ma lascia tutti gli interrogativi aperti e problematici, salvo evidenziare infine con sdegno solo la brutalità dell’intervento repressivo e liquidatorio dell’ordine. Infatti, storicamente, non fu avviata alcuna approfondita indagine sulle tante cause di quel sintomo vistoso di malessere e la questione fu chiusa definitivamente solo con l’arrivo di esercito e carabinieri e con l’internamento coatto nel manicomio di Udine, su provvedimento prefettizio, di diciassette tra quelle sventurate.
Spettacolo-metafora, dunque, che ambisce ad andare oltre la pura documentazione teatrale e a denudare semmai la labilità del sottile crinale che separa ragione e follia, luce e ombra, cosmos e caos e, volendo, principio maschile d’autorità e permeabilità femminile al dolore anarchico e impotente.
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