Sospiro d’anima.
La storia di Rosa
Rosa Cantoni raccontata attraverso le sue poesie, le immagini, la musica.
Un canto per la libertà, un viaggio nella sua memoria.
Un incontro a distanza di tempo, con immediata sintonia, tra due donne, una tutta impigliata nella storia travagliata del ‘900, l’altra proiettata con fresca energia nel futuro del nuovo secolo: da un lato, Rosa Cantoni, nome di battaglia partigiana Giulia; dall’altro, Aida Talliente, giovane autrice-attrice udinese.
Si può introdurre così lo spettacolo “Sospiro d’anima”, frutto di una bella convergenza tra enti e strutture culturali cittadine: il Teatro Club Udine per ScenAperta, la Commissione Pari Opportunità del Comune di Udine, l’Aned, l’Anpi e l’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione. Tanta sintonia è favorita innanzitutto dalla figura cui il lavoro si ispira, Rosa Cantoni, scomparsa il 29 gennaio 2009, al termine di una vita esemplare per tensione ideale, coraggio, dedizione ai valori della democrazia.
Rosa o, meglio, Rosina, nel linguaggio confidenziale dei tantissimi che l’hanno avuta cara, nata a Udine nel 1913 da una famiglia di modeste condizioni e, a 14 anni, operaia in una fabbrica di abbigliamento, partecipò attivamente alla Resistenza durante la guerra, fino a che venne catturata e deportata nel Lager di Ravensbrück. Ne uscì ferita, ma non piegata, tanto che, anche dopo quella terribile esperienza, continuò a dare il suo contributo attivo per le battaglie civili, impegnandosi in politica e nel sindacato e soprattutto, negli ultimi anni, portando con lucida passione la sua testimonianza in costanti e infaticabili incontri con i giovani, nelle scuole e in tutte le più varie iniziative improntate alla difesa dei valori della pace e della libertà.
E proprio dai suoi racconti si origina la prima scintilla dello spettacolo di Aida Talliente, giovane artista lei pure affascinata dai ricordi di Rosa, raccolti in un intenso periodo di incontri diretti, e invitata da essi quasi a raccogliere il testimone di quella vita, semplice e paradigmatica insieme, e a restituirne con emozione teatrale il senso di bellezza e la lezione di dignità e di impegno.
Lo spettacolo non punta perciò ad un racconto documentario, di taglio dichiaratamente civile, ma sceglie modi intimi e raccolti, per una sorta di rito della memoria e di messa in circolo degli affetti, a suo tempo riverberati in Rosa dalle vicende di di una storia ingiusta e violenta e oggi riconsegnati da Aida per il coinvolgimento degli spettatori, chiamati anch’essi al dovere della testimonianza.
Da lì, la scelta dello spazio circolare, attorno al quale il pubblico partecipa, a distanza ravvicinata, ad una ideale mappa del ricordo, a un viaggio nel percorso di una esistenza di cui, nel centro, si fa veicolo anche un ramo d’albero, di volta in volta riconvertito in gelso friulano, in albero della vita o in punto di appoggio per una lampada che illumina la stanza e i cassetti dei ricordi e delle parole.
In quello spazio, abitato anche dal contrappunto intermittente della musica eseguita da David Cej, l’attrice snocciola il suo racconto, lo accompagna con gesti di quotidianità quasi casalinga, lo completa con foto, oggetti e carte che fa passare tra gli spettatori.
Sono modi semplici, aderenti alla luminosa chiarezza con cui Rosa ripercorreva a parole la sua vita, senza mai indulgere al patetismo o al vittimismo. E inoltre sono modi congeniali all’attrice Aida Talliente, che, uscita dal Palio udinese e poi diplomata alla “Silvio D’Amico” di Roma, è oggi un promettente punto di riferimento per quel teatro che sa sciogliere l’impegno civile in emozione e il viaggio nella memoria in colpo al cuore e in “sospiro d’anima”.
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